Intervista a Cesar Millan: l'aggressività canina spesso dipende dal padrone
Dal cane al padrone. Cesar Millan, lo psicologo canino più famoso al mondo, ne è convinto: se un amico a quattro zampe ha un problema di comportamento c'è sicuramente un legame con l'atteggiamento del padrone. Questa è la sua filosofia. E questo è il metodo attraverso il quale, in questi anni, si è occupato di casi apparentemente irrecuperabili. Lo abbiamo incontrato a Roma, in occasione della presentazione della nona e ultima stagione del fortunatissimo programma The Dog Whisperer - Uno psicologo da cani (Nat Geo Wild HD, domenica 16 settembre ore 22.00).
Il suo motto è «Esercizio, Disciplina, Affetto». Perché i padroni danno «Affetto, Affetto, Affetto»? «Durante il giorno le persone ricevono stimoli fisici e intellettivi, ma non affetto. A questo punto il cane diventa il legame che manca nella loro vita e riversano su di lui tutto l’affetto».
L’affetto dei cani è la salvezza dei padroni. È il caso delle persone con dipendenze. Penso alla puntata con Nathan e il suo cane Bella. Lui aveva problemi di alcol e il suo cane aggrediva tutti tranne lui...
«Sì, anche Nathan era aggressivo con i genitori, ma quando guardava Bella cambiava. In lei vedeva la speranza, con lei non si sentiva tradito o oppresso, come gli succedeva coi genitori. Poi ha capito che Bella era diventata aggressiva solo per proteggerlo e che, continuando a bere, rischiava di perderla. Questo lo ha smosso e l'ha aiutato a cambiare».
Se non fosse stato per l’intervento del Dog Whisperer anche il rapporto tra Nathan e Bella sarebbe finito male…«I genitori di Nathan lo avevano mandato in riabilitazione da uno psicologo, ma nessuno era stato in grado di guadagnarsi la sua fiducia. Il mio ruolo è stato questo. Lui ha fiducia in me e mi rispetta. Sa che se lo dice Cesar sarà così».
Come fa a guadagnarsi la fiducia delle persone?
«Tiro fuori l’animale che è in ogni persona. Faccio in modo che si fidi di me».
Lei cambia le persone a partire dai cani…
«Più che cambiarle, le trasformo. La trasformazione è una rivoluzione che avviene dentro di te e il cane la rende tangibile. Se il tuo cane è aggressivo, io arrivo, tocco il collare e bam! Lui cambia, allora capisci che non è lui il problema, ma sei tu. A quel punto cominci a fare le domande giuste. Non più: «Qual è la tecnica migliore per addestrarlo?», ma «Qual è la mia energia con lui?» o «Qual è la mia energia dal momento in cui mi sveglio?». Se impari a riconoscere qual è la tua energia il tuo mondo cambierà. Se non ci riesci, prenditi un cane, perché lui renderà la cosa tangibile».
Se non fosse stato per la sua famiglia sarebbe diventato Cesar Millan The Dog Whisperer?
«Senza gli insegnamenti di mio padre e senza la fiducia di mia madre no, non ce l’avrei fatta».
La cosa più difficile è trovare una persona che creda in te, mentre i cani credono in te a prescindere da quello che fai.«È così. Quindi non devi aspettare una persona per agire perché ci sarà sempre un cane che crede in te!».
Flaminia Chizzola
Articolo tratto da sky.it
giovedì 13 settembre 2012
lunedì 25 giugno 2012
lunedì 30 aprile 2012
La natura chiama, e il cane la fa durante la gara
Uno dei quattrozampe concorrenti si ferma prima dello slalom e fa i suoi bisogni sotto gli occhi divertiti del pubblico
Articolo tratto da: www.corriere.it
La natura quando chiama chiama. E del resto per un cane un percorso di agility dog non è una gara, è semplicemente un momento di gioco, che può essere interrotto e ripreso in qualunque momento. Per cui chissenefrega di tempi e classifiche. E così uno dei quattrozampe in gara nell'edizione 2012 del Crufts Dog Show, una delle principali manifestazioni canine a livello mondiale che si è disputata a Birmingham lo scorso weekend, ha pensato bene di fermarsi sul più bello, prima di affrontare lo slalom della parte finale del percorso: si è accovacciato e l'ha fatta proprio lì, nel bel mezzo del campo di gara, sotto gli occhi stupiti e divertiti del pubblico e in diretta televisiva.
Libby, questo il nome del cane, un meticcio di media taglia di 5 anni, alla fine ha raccolto anche molti applausi e la stessa conduttrice, Claire Richardson , ha archiviato l'episodio con un sorriso. Avrebbe certo fatto meglio a tenersela ancora un po' e a portare a termine il percorso, fino a quel momento senza intoppi. Ma alla fine va bene così. La coppia è stata squalificata e non ha potuto concorrere all'assegnazione di uno dei premi. Ma se ce ne fosse stato uno speciale alla simpatia, Libby - che ora sta diventando una star su YouTube - avrebbe sicuramente trionfato.
Articolo tratto da: www.corriere.it
lunedì 13 febbraio 2012
Gb: in arrivo primo spot tv per cani
LONDRA - Spot e' un nome per cani per eccellenza nel mondo anglosassone e dunque d'ora in poi il gioco di parole sara' semplice: nel Regno Unito va onda oggi il primo spot televisivo destinato al piu' fedele amico dell'uomo. Il 'carosello' per Spot contiene suoni ad alta frequenza che l'orecchio umano non puo' sentire. Il messaggio pubblicitario, una parodia di un minuto del film The Italian Job', e' in onda in prima serata su ITV1 per reclamizzare i prodotti di Bakers, una marca di cibo per cani.
Notizia tratta da www.ansa.it
mercoledì 8 febbraio 2012
Via libera del giudice: il cane all'ospedale dalla padrona ricoverata
La sentenza: «Il sentimento per gli animali costituisce un valore e un interesse garantiti dalla Costituzione»
È una storia veramente antica quella del rapporto affettivo che lega il cane al suo padrone e, per converso, il padrone al suo cane. Antica e immutabile nella sua essenza, a far capo da coloro che per primi strinsero un rapporto affettivo con un animale capace di sentimenti, come appunto può essere un cane. E penso ai nostri antenati del paleolitico che per primi scoprirono quel vincolo fatto d'affettività che li legava, contraccambiati, ai primi giovani lupi da essi addomesticati. Ed essenziale è percepire che niente avrebbe funzionato, nel processo d'addomesticamento, se tra quelle persone umane e quelle altre non umane (nel caso canine) non fosse scattato un qualcosa di simile all'amore. Né caccia, né pastorizia, né guardia. Niente insomma: nessun mestiere. Perché il cane il suo lavoro lo fa solo perché ama il suo padrone. Il suo è un rapporto fatto così e non può essere diversamente, e di ciò tanto hanno scritto letterati, storici, psicologi, naturalistici.
Se il rapporto tra cane e padrone è ancora quello, immutabile, di quando si instaurò la prima alleanza, il significato e soprattutto il valore di quello strano sentimento d'amore che lega un umano e un non umano è molto cambiato nel tempo. La legge, per esempio, solo recentemente ha iniziato a codificare al fine di riconoscere e garantire questa forma d'amore.
Ed ecco allora il lato nuovo, a suo modo rivoluzionario, di prendere cognizione, al fine di tutelarlo, di questo forte rapporto affettivo. La storia, in breve, è questa: una signora con gravi patologie viene ricoverata in una clinica e chiede di poter incontrare ogni tanto il suo cane. Secondo il regolamento, però, il cane non può entrare nella clinica e così la richiesta finisce sul tavolo del giudice tutelare di Varese, Giuseppe Buffone. La sentenza, di pochi giorni fa, è assai articolata, e in essa si sancisce che il «sentimento per gli animali costituisce un valore e un interesse a copertura costituzionale...».
In tale sentenza si fa inoltre riferimento al fatto che, «in base all'evoluzione della coscienza sociale e dei costumi, il Parlamento abbia ritenuto che un tale sentimento costituisse oramai un interesse da trarsi dal tessuto connettivo della Charta Chartarum...». Parole certo difficili, anche se il senso generale non può sfuggire ad alcuno, e lo stesso vale anche per questi altri passaggi assai significativi: «Lo Stato e le Regioni possono promuovere di intesa (...) l'integrazione dei programmi didattici delle scuole e degli istituti di ogni ordine e grado, ai fini di una effettiva educazione degli alunni in materia di etologia degli animali e del loro rispetto...».
E, in questo caso facendo riferimento alla Convenzione europea di Strasburgo: «La legge ha riconosciuto che l'uomo ha l'obbligo morale di rispettare tutte le creature viventi, e in considerazione dei particolari vincoli esistenti tra l'uomo e gli animali da compagnia, ha affermato l'importanza di tali animali a causa del contributo che essi forniscono alla qualità della vita e dunque il loro valore per la società».
Ed è così che il caso della signora di Varese che, come certifica la sentenza, pur essendo afflitta da varie e dolorose patologie «conserva lucidità mentale e appare capace di intendere e di volere», può produrre importanti ricadute generali per gli animali e per quelli che li amano.
Articolo tratto da www.corriere.it
Se il rapporto tra cane e padrone è ancora quello, immutabile, di quando si instaurò la prima alleanza, il significato e soprattutto il valore di quello strano sentimento d'amore che lega un umano e un non umano è molto cambiato nel tempo. La legge, per esempio, solo recentemente ha iniziato a codificare al fine di riconoscere e garantire questa forma d'amore.
Ed ecco allora il lato nuovo, a suo modo rivoluzionario, di prendere cognizione, al fine di tutelarlo, di questo forte rapporto affettivo. La storia, in breve, è questa: una signora con gravi patologie viene ricoverata in una clinica e chiede di poter incontrare ogni tanto il suo cane. Secondo il regolamento, però, il cane non può entrare nella clinica e così la richiesta finisce sul tavolo del giudice tutelare di Varese, Giuseppe Buffone. La sentenza, di pochi giorni fa, è assai articolata, e in essa si sancisce che il «sentimento per gli animali costituisce un valore e un interesse a copertura costituzionale...».
In tale sentenza si fa inoltre riferimento al fatto che, «in base all'evoluzione della coscienza sociale e dei costumi, il Parlamento abbia ritenuto che un tale sentimento costituisse oramai un interesse da trarsi dal tessuto connettivo della Charta Chartarum...». Parole certo difficili, anche se il senso generale non può sfuggire ad alcuno, e lo stesso vale anche per questi altri passaggi assai significativi: «Lo Stato e le Regioni possono promuovere di intesa (...) l'integrazione dei programmi didattici delle scuole e degli istituti di ogni ordine e grado, ai fini di una effettiva educazione degli alunni in materia di etologia degli animali e del loro rispetto...».
E, in questo caso facendo riferimento alla Convenzione europea di Strasburgo: «La legge ha riconosciuto che l'uomo ha l'obbligo morale di rispettare tutte le creature viventi, e in considerazione dei particolari vincoli esistenti tra l'uomo e gli animali da compagnia, ha affermato l'importanza di tali animali a causa del contributo che essi forniscono alla qualità della vita e dunque il loro valore per la società».
Ed è così che il caso della signora di Varese che, come certifica la sentenza, pur essendo afflitta da varie e dolorose patologie «conserva lucidità mentale e appare capace di intendere e di volere», può produrre importanti ricadute generali per gli animali e per quelli che li amano.
Articolo tratto da www.corriere.it
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